La madre di due figli è due madri
Installazione, pianta grassa, opale etiope, lampada a LED e basamento in legno.
Dim. complessive 120x21x21 cm

Courtesy l’artista e Placentia Arte. Photo credits – Marco Fava


Alla base di La madre di due figli è due madri vi è una riflessione sul ruolo materno ricoperto dall’artista nei confronti dell’opera, analisi perpetrata in primo luogo in due poesie della raccolta Nove poesie macrocefale extra fondenti. Ovvero, i retroscena della Mostra macrocefala (2016): Il vero artista è sempre incinta (?) e Sulla perdita dell’istinto materno. Riconoscendo l’ineluttabile individualità della figura della madre e indirettamente di quella dell’artista, si mette in luce come l’accudire/curare si calibri di volta in volta sul rapporto con il singolo figlio, con la singola opera. Nondimeno si ammette l’eventualità della “totale mancanza d’istinto materno di fronte all’intuizione divenuta opera”.
La pianta grassa e l’opale sono accomunate da un alto contenuto di acqua.
La pianta necessita di un ambiente caldo e luminoso, non può che trarre giovamento da una luce precisamente direzionata, dedicata. Anche l’opalescenza della pietra si rivela sotto i riflettori, eppure il calore emanato dalla luce la mette a rischio: un habitat dal clima secco rischia di far disidratare l’opale, il quale potrebbe perdere la propria opalescenza o addirittura fratturarsi. Di volta in volta si ha il dovere di calibrare le proprie attenzioni, per poter godere della bellezza che si è tanto accuratamente custodita, per preservare quel che si è finora accudito.