Sòma – Somatizzazioni
Otto testi su carta, 29,5×21 cm cad.
Installation view. Accademia di Belle Arti G. Carrara, Bergamo. Luglio 2015
Courtesy l’artista


Il progetto Sòma – Somatizzazioni nasce come tentativo di dare concretezza all’analisi teorica formulata nella tesi di diploma presentata al termine del mio percorso accademico triennale.
In Sulla descrizione. Dall’ékphrasis di ieri all’arte di oggi ho riflettuto sulla possibilità di sottoporre allo spettatore una mostra personale in cui tutte le opere siano presentate solo sotto forma di descrizione verbale.
Dopo aver analizzato le origini della descrizione e i precedenti che nella storia dell’arte assumono maggiore rilevanza per il mio esperimento, ho dato forma alle suddette ipotesi allestendo una mostra in cui otto opere sono puntualmente descritte, accaparrandosi talvolta un valore oggettuale-immaginifico, evocando invece in altri casi azioni, operazioni, suggestioni.
Coerentemente con le analisi dipanatesi nel mio elaborato teorico, alle opere presentate viene dunque attribuito un valore fisico – sensoriale, oltre che immaginativo – il quale intende agire effettivamente a livello percettivo, coinvolgendo i sensi seppur attraverso vie secondarie: quelle dell’evocazione e della suggestione.
Quel che lo spettatore si trova a fronteggiare è un’apparente sottrazione dell’immagine, dell’opera fisica più propriamente detta. Tuttavia questa è solo la prima impressione.
In modo più o meno inconsapevole, il consueto e consolidato ruolo di spettatore si fonde con quello di lettore, operazione che non sarà certo priva di ripercussioni a livello immaginativo e, nell’immediato, percettivo.
Non si renderà più necessario il palesarsi dell’opera intesa in termini fisici: lo spettatore si sentirà ugualmente sazio, saprà bene d’aver già fruito.

A seguire due degli otto testi di Sòma – Somatizzazioni:

BASE PER PANE, 2015
Performance, scultura mobile con basamento solido.
Dimensioni umane, di poco sopraelevate.
Durata 1 min. circa.
Carobbio degli Angeli, Bergamo.
Orari: dal lunedì al sabato, tra le dieci e il mezzogiorno.

Demolita una vecchia lampada arcuata il cui collo avrebbe chiaramente saputo ricoprire incarichi di più grande importanza, restava d’avanzo il suo piede.
Un basamento elegante, un parallelepipedo di marmo bianco, ha forse in sé quel tipo di bellezza pacata che è tale e tanta da non poter lasciare spazio a mansioni di sorprendente varietà.
Poiché scolpirlo e cambiarne la forma non era soluzione contemplata, G. sapeva bene che non c’era altra soluzione che accettarlo in quanto eterno piedistallo e lasciarlo agire di conseguenza.
Essendo le mani di G. grandi mani d’inventore, eppure mai avviate ai piaceri della scultura, non si era mai avuta completa speranza che per un simile piedistallo si potesse trovare una scultura adeguata.
G. lo posò allora in un angolo del cortile, accanto alla cassetta del pane, cosicché la moglie – che ogni mattina faticava a raggiungere il sacchetto appena consegnato – potesse con più agio allungare la mano fino in fondo al contenitore appeso troppo in alto.

Il privilegio di assistere alla nascita di un’idea di scultura, la fortuna di partecipare assiduamente per anni a un piccolo happening quotidiano, non implica purtroppo la prontezza nel riconoscimento.
Ci sono voluti anni perché comprendessi il significato di un piedistallo, il potere edificante di un basamento.
Avrei potuto allora, capito il valore dell’operazione, scattare una foto e pietrificare mia nonna. Sarei ora l’autrice di un’immagine preziosa, di una scultura effimera come nella storia dell’arte se ne sono viste parecchie.
Un video poi vi direbbe molto. Nonno sarebbe un regista acclamato postumo e nonna un’attrice. Ma sembrerebbe finzione, laddove invece è sempre stato tutto vero.
Scelgo allora di fare un passo indietro e penso di rispettare appieno la mia coscienziosa etica autoriale, se mi assumo per questa volta la sola responsabilità curatoriale.
Penso che sia attraverso i miei occhi – che con gli anni si sono fatti filtri – se, esponendo queste righe, i non-intenti di nonno diventano arte. Questo mi basta, sazia il mio ego da autrice. Il caso è chiuso: l’azione resta nel suo spazio naturale.
Pur senza un pubblico consapevole, nonna sul basamento di marmo diventa scultura ogni mattina, dal lunedì al sabato.
È un’azione rapida, che non riempie lo spazio di un minuto.
L’inizio è stimato tra le dieci e il mezzogiorno, orario entro il quale il pane deve aver già raggiunto la tavola.


LE SUOLE COME BANDERUOLE, 2015
Installazione performativa poco appariscente.
Tecnica di fusione a gomma persa.
Dimensione plantare n. 38.

Nei tragitti verso Est,
esibire le suole può non essere cosa ben vista.
Le suole paiono inadeguate:
che restino allora celate, ci si augura.
I carri armati sono maleducati,
gli si impone d’essere almeno discreti:
diventano eventualmente diari segreti.
Scrivo oscenità sotto le suole,
cammino composto e tengo i piedi per terra:
nessuno le scopre.
Se faccio attenzione,
non lascio impronte.